Osservazioni sul regime perverso della dipendenza
Siamo tutt’ora nell’ambito di un mito pandemico (Baricco). Nel mito i soggetti non pensano (pensiero critico), fluttuano inconsistenti in cerca di definizioni prodotte, e indotte, dall’esterno, in definitiva dal potere (a qualunque livello). Il precipitare in una forma mitica non è casuale, ma preparato da una complessità di fattori ed eventi, geopolitici, finanziari (Schwab, Bifarini… ). Nella clinica lo psicoanalista incontra oggi, con sconcertante frequenza, sintomi che rispecchiano l’attuale configurazione del legame sociale. Freud del resto già aveva inteso, in un certo modo, la psicologia come psicologia sociale (dinamica intrapsichica e dinamica sociale, legami libidici, identificazioni ecc.) (1921). Dal nostro osservatorio, pur in una lettura dei diversi risvolti soggettivi, tocchiamo con mano quella che qui abbiamo scelto di indicare come frammentazione del principio normativo. Da intendersi nel senso di quella struttura simbolica, inscritta nell’inconscio dell’essere umano, che permette di accedere ad un posizionamento soggettivo, in mancanza (o in carenza) del quale è problematico, quando non impossibile, articolare il piano delle richieste pulsionali a quello della relazione all’altro, nei suoi vari aspetti (dal reale al sublimativo). Il mito dell’Edipo freudiano certo faceva tenuta, ma presuppone una struttura inconscia, con posti e funzioni. Se il principio normativo non ha più rappresentanza nell’inconscio anche la norma perde la sua potenza, non più supportata, e al suo posto torna la fantasmatica primordiale paranoico-persecutoria, tipica e normale nel bambino piccolo. In fondo tutto questo era già previsto, a partire dal “Dio è morto” di Nietsche, con le conseguenze di una crescente degradazione della figura tradizionale del padre, e la conseguente frammentazione della sua rappresentanza nel simbolico, il principio normativo. Quanto alle forme del disagio, direi che non si tratta di sintomi “nuovi”, come qualcuno vuole indicare, ma di una endemizzazione dei sintomi che più caratteristicamente interpretano la regressione a posizioni pre-edipiche, tanto nei singoli quanto a livello di manifestazione sociale. Diffusione che è consustanziale allo sviluppo smisurato delle potenzialità del Game (Web), nelle sue connessioni con i grandi poteri globali finanziari e politici. La posizione pre-edipica, come sappiamo, implica inflazione dell’immaginario, autoreferenzialità, assenza di consistenza etica. C’è l’illusione di una libertà, ma se non hai limiti, come notava argutamente Lacan, non puoi neppure essere libero. Decade il senso di colpa, porta di passaggio per giungere ad una assunzione di responsabilità, sostituito da una angoscia diffusa e irrazionale, come essere esposti ad una conseguenza di punizione. Sono le condizioni soggettive che già Bion vedeva come presupposti degli assunti di base, e in Fornari ad esempio il concetto di “elaborazione paranoica del lutto”, modi primitivi di organizzare nella collettività le emozioni catastrofiche e come difesa da una sostanziale fragilità, vissuta però in modo persecutorio, dal momento che il soggetto è agìto da un fantasma di onnipotenza, ma di fatto posseduto da vissuti angosciosi di fragilità e impotenza. Da cui la dipendenza dal “capo” (o dal suo discorso), e la continua ricerca di capri espiatori. Prevale la scissione, piuttosto che la rimozione. Potremmo forse intravedere qui l’occasione per l’avvenire di una vera etica, non più guidata dal conflitto moralistico tra pulsione e repressione – potremmo? Resta molto difficile immaginarlo, in un’epoca dominata dal feticismo narcisistico per l’oggetto, a scapito della relazione.
Una domanda tuttavia deve attraversarci: a quale “padrone” oggi la massa si assoggetta libidicamente? E quindi, sembra, quasi volentieri? Così come, nella clinica, il paziente si piega, con un guadagno di godimento masochistico, ad una collusione con un Superio dal volto ambiguo e seducente che lo incoraggia verso un surplus di narcisismo e di onnipotenza, a livello di economia libidica del legame sociale il Potere (regime perverso) non ha più bisogno, per governare masse sempre più globali, di opprimere o bastonare, ma usa una sottile seduzione, morbida, che induce paradossalmente il piacere di acconsentire alla rinuncia del pensiero. Del resto, lo sappiamo bene, da psicoanalisti, ma non solo, che pensare è dolore. Ma è anche la sola libertà che abbiamo, e che ci unisce, eticamente, agli altri.